Il nostro bambino interiore può aiutarci a combattere lo stress da covid-19, nonché a salvaguardare la nostra salute fisica.
Come ribadito da diverse discipline, tra cui dalla Psicologia stessa, ognuno di Noi è un insieme di tante parti: abbiamo innanzitutto un corpo ed una mente, abbiamo svariate caratteristiche fisiche e altrettante caratteriali, abbiamo un lato razionale e un lato irrazionale, abbiamo da una parte la logica e dall’altra parte l’emotività, abbiamo persino un cervello in testa e un cervello nello stomaco, abbiamo un comportamento volontario e un comportamento involontario, abbiamo il conscio e l’inconscio, e abbiamo parti di noi di diverse età, dell’età anagrafica, dell’età saggia, dell’età adolescenziale, dell’età adulta e anche dell’età infantile. E’ l’armonia tra tutte queste parti a farci vivere una vita serena. Raggiungere e mantenere un equilibrio olistico non è facile; per questo per necessità, per situazioni vissute o per mancanza di tempo trascorriamo periodi della nostra vita mettendo parti di noi da parte all’ombra. Nel corso dell’attuale pandemia da Coronavirus, ad esempio, tutti cerchiamo di adattarci come meglio possiamo, chi mettendo in atto strategie e chi mettendo in atto meccanismi di difesa. La stragrande maggioranza di noi di sicuro mentre da una parte si ritrova spaesata, confusa e timorosa dall’altra parte cerca di mantenere la calma ed il controllo della propria vita combattendo la prima parte più vulnerabile, attraverso la messa in gioco di determinati pensieri e comportamenti. Ci si organizza quindi in modo tale da mantenere un certo continuum nella quotidianità, preservando almeno la stabilità esteriore. Ci si concentra cosi sul lavoro, sulla gestione della casa, della spesa e dei figli, e anche sullo svago sociale, o ci si isola, in un modo però che ci dia la sensazione di essere dei super-eroi o di avere dei super-poteri, di essere cioè intoccabili. “Più io mi mostro al mondo forte, sicuro di me, adulto, più starò al sicuro”: questo pensiero, espresso da quella parte di noi logica – razionale, deriva però da parti di noi più arcaiche ed intime, come la sfera emozionale e la parte infantile che ognuno ha dentro sé.
E’ come rispondere con un linguaggio adulto – troppo complicato, alla richiesta di un bambino. Il coronavirus ha destabilizzato le vite di tutti noi cambiando le nostre vecchie abitudini e adattandoci a disposizioni legislativo-sanitarie nuove. Ha rotto dunque un equilibrio, il nostro equilibrio. E quando si è di fronte ad un cambiamento non ci resta che tirarci su le maniche e ricrearlo, seguendo l’esempio dei nostri genitori o dei nonni di una volta. Ci facciamo cosi coraggio mettendo con un ciuccio simbolico a tacere la nostra parte bambina, quella scossa da questa prepotente novità chiamata covid-19. E ripetiamo a noi stessi che non è il momento di essere fragili, di piangere o di essere preoccupati, perché dobbiamo recuperare il tempo sottratto dal virus in sé e dalle diverse restrizioni nazionali. Ma se un bambino non verrà ascoltato questo crescerà imparando a non ascoltarsi esso in primis, crescerà con il bisogno di farsi sentire delle volte assecondandolo con rabbia, crescerà dando più valore alle apparenze che ai suoi sentimenti, crescerà all’ombra e vivrà al secondo posto; vivrà continuando a piangere tra sé e sé. Se invece quel che quel bambino avrà da dire verrà accolto ed ascoltato gli verrà data l’opportunità di crescere avendo il coraggio e sentendo il diritto di essere chi è, di provare quel che prova e di avere fiducia in sé stesso.
Dare il permesso di esprimersi al nostro bambino interiore ci permetterà di affrontare anche il periodo in corso con una certa padronanza di noi stessi e del nostro agire, con un minore stress, una maggiore energia e di conseguenza con delle difese immunitarie più alte.
Cosi in tutte le situazioni della nostra vita, non soltanto per quanto riguarda il covid-19, abbiamo la possibilità di viverci il momento da adulto al 101% o di vivercelo come un adulto in grado fare un passo indietro, di fare un inchino e abbracciare il proprio bambino interiore, di rompere le proprie regole interiori e scomporre un puzzle per creare un nostro quadro invece di ricreare quel che era non per noi.
Lo psichiatra Jung è stato il primo a parlare di “bambino eterno” per descrivere una parte della nostra personalità che da un lato rappresenta la nostra fragilità ma dall’altro lato è quella nostra parte aperta al futuro, creativa, che ci aiuta a dar sfogo alle nostre emozioni, ad accogliere le novità e a rimetterci in gioco. E’ una parte di noi che va riconosciuta, accolta e nutrita al fine di integrarla nel nostro essere adulti.
Il consulto con un Professionista può aiutare a comprendere i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre preoccupazioni, e a dar voce e a far vivere il nostro bambino interiore.
Dott.ssa Claudia Florea – Psicologa Psicoterapeuta Viterbo e Online
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